mar182016
Stabilità delle regole, amministrazioneý efficiente e razionalizzazione dei comitati etici, ma anche capacità di dare priorità a incentivi su settori strategici. Queste alcune delle dieci proposte contenute nello studio "Investire e crescere in Italia: il ruolo dell'industria del farmaco", promosso da Fondazione Astrid per rilanciare l'economia del settore, ridefinendo la politica industriale in campo farmaceutico e assicurando la sostenibilità della spesa sanitaria di fronte alla sfida dei farmaci innovativi. Pilastro irrinunciabile per attirare investimenti, secondo Astrid, è la stabilità e la prevedibilità dell'ambiente operativo: di qui la necessità di rendere strutturali i due strumenti di incentivazione recentemente introdotti per promuovere le spese di investimento in ricerca e sviluppo, il credito d'imposta e il patent box. Ma il rapporto fa un passo in più: occorre evitare, infatti secondo gli analisti, i finanziamenti a pioggia e pensare a incentivi selettivi, individuando nell'oncologia e nelle malattie infettive i punti di forza della clinica italiana ai quali dare priorità incoraggiando anche la collaborazione pubblico-privato. Sul fronte delle risorse, invece, il punto chiave è l'eliminazione di rendite e sprechi lungo tutta la filiera del farmaco, dall'efficientamento della distribuzione al dettaglio alla centralizzazione degli acquisti ospedalieri. Risparmiare di più sulla fascia A, incentivando la concorrenza di prezzo tra equivalenti a brevetto scaduto, - segnala il report - vuol dire liberare risorse per i medicinali ospedalieri. Il tutto in attesa che al meccanismo attuale di governo della spesa subentrino modelli innovativi. «La farmaceutica è uno dei settori trainanti e strategici dell'economia italiana - ha detto il presidente di Astrid, Franco Bassanini - occorre ripensare le politiche industriali e sanitarie per salvaguardare il patrimonio esistente e rinnovarlo per il futuro. Ed è importante farlo, facendo ragionare insieme il mondo della ricerca, quello delle istituzioni e quello delle aziende». E a porre il problema della spesa farmaceutica ospedaliera è stato proprio il ministro Beatrice Lorenzin, intervenuta ai lavori di presentazione dello studio di Astrid. «Questo tipo di spesa, a differenza di quella territoriale, è fuori controllo di 1,8 miliardi». Il buco della spesa ospedaliera, ha spiegato Lorenzin, «si è determinato per vari motivi: innanzitutto perché il tetto è troppo basso ed anche perché i farmaci sono cambiati ed il modello di riferimento non è quindi più valido. Anche per questo abbiamo introdotto le Centrali uniche di acquisto». Per affrontare il nodo della spesa ospedaliera, ha inoltre rilevato Lorenzin, bisogna passare da «tagli lineari ad una maggiore produttività delle strutture ospedaliere». Il ministro ha anche affermato di pensare ad un fondo per i farmaci innovativi, che non sia solo destinato a quelli per la cura dell'Epatite C, ma anche ai farmaci oncologici e a quelli ad alto tasso di innovazione. Su questi fronti è impegnato il tavolo sulla farmaceutica già insediato e che, ha detto il ministro, «sarà d'aiuto nei prossimi cinque-dieci anni per gestire una delle fasi più entusiasmanti della medicina moderna per affrontare malattie in crescita. Stiamo dunque ragionando - ha concluso - su un nuovo modello di governance del settore». E in tema di farmaci innovativi, il ministro ha poi voluto ricordare quanto sia importante riprendere la ricerca anche sugli antibiotici. «In molte strutture - ha detto - ed in tutta Europa si torna a morire a causa di infezioni o di una semplice polmonite. Accanto ai farmaci innovativi dunque - ha concluso - è necessario investire, come non si fa da anni ormai, per la messa a punto di nuovi antibiotici».Farmacista33
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Nuove specialità o nuova confezione in commercio, nuovi medicinali equivalenti