giu152015
Un settore, quello dell'industria del farmaco, che ci colloca al secondo posto in Europa per produzione, ha segnato un aumento del valore dell'export del 50% in quattro anni e che, nel 2014, ha visto un ritorno della crescita nell'occupazione, con un +1% rispetto al 2013. Risultati che sono stati ottenuti anche grazie a una «promessa di stabilità da parte del Governo» che «si auspica verrà mantenuta, nonostante le ipotesi di manovre sulla farmaceutica avanzate dalle Regioni». Sono queste alcune delle riflessioni al centro della lettura magistrale "L'industria farmaceutica in Italia. Un settore strategico che investe sul futuro" tenuta da Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, nella giornata di apertura del 55esimo Simposio dell'Associazione farmaceutici industria (Afi) che si è svolto a Rimini dal 10 al 12 giugno.A emergere un settore con «una presenza industriale importante nel nostro Paese: abbiamo 174 fabbriche di medicinali», una produzione che «vale 29 miliardi di euro, di cui il 72% è destinato all'export». Per valore assoluto, «siamo secondi in Europa dopo la Germania, ma la distanza dagli altri big europei è molto marcata e siamo sulla buona strada per superare anche la Germania, anche perché siamo primi in termini di produzione pro capite». Legato a questo risultato c'è quello che riguarda l'export: «siamo il settore che più al mondo ha aumentato il valore dell'esportazione per farmaci e vaccini, cresciuta dal 2010 al 2014 del 50%. Abbiamo dimostrato, quindi, una grande capacità di competere sui mercati internazionali, grazie soprattutto alla qualità che riusciamo a esprimere nei nostri reparti produttivi e ai nostri vantaggi competitivi che sono risorse umane, imprenditori, manager, indotto». E come «qualche economista comincia a sostenere, potremmo diventare l'hub farmaceutico d'Europa». Risultati che si traducono anche sul livello del personale: «al momento contiamo 63mila gli addetti - e altri 65mila nell'indotto - di cui 6.000 in ricerca e sviluppo» con un dato: «nel 2014, dopo 8 anni consecutivi di calo nell'occupazione, il numero degli occupati è tornato a crescere: +1,1% rispetto al 2013, +4% per la componente legata alla produzione». In generale, «siamo il primo settore per investimenti esteri in Italia. Per tipo di impresa, il 60% sono multinazionali estere, il 31% imprese italiane grandi e medie, il 9% Pmi. Ma va detto che il 70% del fatturato che proviene dalle imprese a capitale italiano è realizzato all'estero, con un alto indice di internazionalizzazione». Inoltre, il settore farmaceutico, nel confronto con la media manifatturiera italiana, «è leader per la ricerca: siamo il primo settore per investimenti in ricerca e sviluppo per addetto, con un 90% sostenuto dalle imprese, che rappresentano l'80% del settore biotech del nostro paese».E da qui una riflessione: «come è cresciuta la produzione farmaceutica negli anni? Per un 30% attraverso un'espansione di produzioni già realizzate qui, un 20% sono nuovi farmaci, soprattutto nell'ambito delle biotecnologie, ma un 50% si tratta di produzioni che si sono trasferite qui da altri paesi». Ma c'è anche una preoccupazione: «questi risultati sono stati ottenuti grazie a una promessa di stabilità sulla farmaceutica da parte del Governo che ci auguriamo verrà mantenuta, nonostante le ipotesi avanzate dalle regioni di declinazione del taglio al fondo. Anche perché comprimere oltre misura la domanda nazionale può compromettere la tenuta del settore».Francesca Giani
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